Codice degli appalti, in Senato inizia l’iter per l’approvazione della legge delega

Un nuovo Codice degli appalti potrebbe presto archiviare, dopo neppure sei anni, la stagione del decreto legislativo 50 del 2016. In questi giorni la Commissione Lavori pubblici ha avviato l’esame del disegno di legge delega per la riforma del settore dei contratti pubblici. Il parlamento esaminerà il testo proposto dal Consiglio dei Ministri. Al momento, la missione è quella di conferire al governo l’incarico di riscrivere la normativa nel rispetto di 19 obiettivi. Fra questi a svettare sono quelli di semplificazione, chiarezza, competitività, certezza dei tempi e riorganizzazione delle centrali di committenza. Ecco una rassegna delle principali finalità della riforma secondo il disegno di legge delega all’esame del Parlamento.

Riduzione delle norme e delle stazioni appaltanti

La prima delle finalità illustrata dalla legge delega è quello di garantire il rispetto delle direttive europee specie dell’obiettivo generale della competitività delle aziende. Questo dovrà essere fatto però assicurando la riduzione e la razionalizzazione delle norme in materia di contratti pubblici, con ridefinizione del regime della disciplina secondaria e quindi attraverso la riscrittura del codice. Particolare attenzione inoltre deve essere riservata, nel nuovo impianto al settore dei beni culturali.

Ulteriore obiettivo è quello della qualificazione delle stazioni appaltanti. Il fine è di conseguire la loro riduzione numerica, attraverso l’accorpamento e la riorganizzazione delle stesse. La proposta è quella di introdurre incentivi all’utilizzo delle centrali di committenza e delle stazioni appaltanti ausiliarie per l’espletamento delle gare pubbliche. Altri obiettivi sono, poi, il potenziamento della qualificazione e della specializzazione del personale operante nelle stazioni appaltanti e il superamento dell’Albo nazionale dei componenti delle commissioni giudicatrici.

Semplificazione nelle gare sottosoglia e dei livelli di progettazione

Il legislatore punta alla semplificazione. Questa dovrà essere maggiore nelle gare sottosoglia e nelle procedure per la realizzazione di investimenti in tecnologie verdi e digitali e in innovazione e ricerca. Il paese deve, in sostanza essere pronto alle sfide dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Semplificazione è la parola chiave anche dal punto di vista della progettazione. Fra gli obiettivi si include l’ipotesi di una ridefinizione ed eventuale riduzione dei livelli di progettazione e lo snellimento delle procedure di verifica e validazione dei progetti. Dall’altra parte saranno studiati i casi in cui le stazioni appaltanti potranno ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori.

Valutazione dell’offerta e sburocratizzazione in favore delle aziende

Stando alla legge delega nei bandi dovrebbero essere inserite particolari clausole premiali per favorire nella scelta del contraente chi promuove la stabilità occupazionale del personale impiegato, per le aziende che garantiscono l’applicazione dei contratti collettivi nazionali e territoriali di settore, e per le imprese che promuoveranno le pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa per le persone con disabilità.

Le aziende dovranno risultare agevolate dal nuovo impianto normativo. Il governo nel disegno di legge punta alla riduzione e alla certezza dei tempi relativi alle procedure di gara, alla stipula dei contratti e all’esecuzione degli appalti. Ciò dovrà realizzarsi anche attraverso la digitalizzazione e l’informatizzazione delle procedure. Inoltre fra gli obiettivi è indicata la riduzione degli oneri documentali ed economici a carico dei soggetti partecipanti, nonché di quelli relativi al pagamento dei corrispettivi e degli acconti dovuti in favore degli operatori economici, in relazione all’adozione dello stato di avanzamento dei lavori.

E ancora. Dal lato della valutazione dell’offerta la missione è individuare delle ipotesi di casi tipici o di automatismi in cui le stazioni appaltanti possono ricorrere, ai fini dell’aggiudicazione, al solo criterio prezzo più basso. Le norme delega prevedono, inoltre, degli strumenti per attrarre gli investitori professionali. Si pensa di ricorrere, specie dove si tratti di finanza di progetto, a contratti tipo oppure all’ estensione delle forme di partenariato pubblico-privato.

Istituti da potenziare e strumenti deflattivi del contenzioso

Il nuovo codice degli appalti proverà a intervenire su alcuni degli istituti del vecchio codice meno applicati. Per questo uno degli obiettivi della legge delega è il “forte incentivo al ricorso a procedure flessibili, quali il dialogo competitivo, il partenariato per l’innovazione e le procedure competitive con negoziazione, per la stipula di contratti pubblici complessi e di lunga durata, nel rispetto dei princìpi di trasparenza e di concorrenzialità”.

L’ultimo obiettivo del disegno di legge verte sulla risoluzione delle controversie. La volontà è quella di estendere e rafforzare il ricorso a metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto.

L’iter parlamentare è però appena iniziato. A guidare i lavori parlamentari in questo primo passaggio saranno i relatori Simona Pergreffi (Lega) e Andrea Cioffi (M5S). Una volta che Camera e Senato approveranno la legge delega, la riforma dovrà essere adottata dal Governo con uno o più decreti legislativi entro sei mesi dall’approvazione della delega. L’ultima volta le Camere impiegarono un anno solo per discutere e approvare la delega, facendo crescere in modo esponenziale (da poco più di una decina a ben 75) i criteri direttivi per il Governo. Chissà se questa volta il cammino sarà più agile e rapido, sin dall’inizio.

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